Oggi voglio raccontare come – e, soprattutto, perché – sono diventata una verificatrice di titoli di viaggio: è una piccola storia, che penso possa essere utile a tanti ragazzi che, come me, desiderano trovare un lavoro che dia soddisfazione nel farlo e la consapevolezza di essere utili alla comunità.
Una mattina di qualche anno fa, appena svegliata, me ne stavo nel mio bel pigiama a righe ed una tazza di caffè fumante in mano a leggere gli annunci di lavoro, sprofondata nel divano che occupa buona parte del mio monolocale. Durante la solita ricerca sui classici canali online (Monster, Infojobs, Subito.it, Indeed) fui incuriosita da quello della mia attuale azienda. Lo aprii e lessi attentamente il testo: “Addetto al controllo dei titoli di viaggio”. Lì per lì mi domandai quali potessero essere i requisiti per diventare un controllore, e rimasi sorpresa quando vidi che al centro di tutto c’era “la capacità di relazionarsi, la predisposizione ai rapporti umani, la capacità di mediazione e di saper gestire quello che si è da quello che è giusto”.
Il contatto con il pubblico, la capacità di mettersi in gioco e di lavorare in squadra: questi sono requisiti essenziali, pensai, che portano a una grande soddisfazione lavorativa. Un altro aspetto segnalato come importante era la conoscenza di almeno una lingua straniera, ed anche questo mi sembrava insolito, dovendo controllare biglietti ed abbonamenti su bus in Italia (ma poi, col tempo, ho scoperto che la mia conoscenza dell’inglese è davvero utile quotidianamente, ed è essenziale per un confronto costruttivo con gli utenti, che mi fa sentire realizzata). Essendo in possesso degli altri requisiti richiesti (diploma, automunita, conoscenza del territorio e la voglia di un lavoro all’aperto e a contatto con la gente), ho inviato il curriculum nella speranza di essere ricontattata.
Non mi aspettavo niente di particolare, le mie esperienze precedenti erano nella vendita diretta, nel settore immobiliare, qualche lavoretto stagionale nella Riviera Romagnola. Nel mio cv segnalai comunque anche i miei interessi personali: gioco a rugby, mi piacciono le poesie e adoro la musica. Contrariamente alle mie aspettative, invece, nel giro di qualche giorno ricevetti una prima chiamata: “Buongiorno la contatto da Holacheck. Lei si è candidata per una posizione lavorativa come Addetto al controllo titoli di viaggio: posso farle qualche domanda? È ancora disponibile?” Fui davvero contenta! La persona al telefono mi chiese di parlare un pò di me e del mio curriculum. All’inizio pensai: “Ma se ti ho inviato il cv perché mi chiedi ancora del mio cv? Cos’è: non l’hai letto?”. Ma poi capì che raccontarsi a voce è molto meglio che descriversi su un foglio.
A questa prima chiamata seguì un invito via mail ad un colloquio di gruppo: per ogni chiarimento o informazione l’ufficio personale era a mia disposizione. Il colloquio di gruppo è stata un’altra esperienza insolita, ma positiva ed interessante: si percepiva, come è naturale, un pò di tensione da parte di tutti i candidati (eravamo in 6 persone). Qualcuno era più silenzioso, altri erano visibilmente agitati ed altri ancora sembravano a proprio agio, forse perché già abituati a questo genere di selezione. Io, inizialmente, ero un po’ ansiosa ma durante il colloquio mi rilassai constatando che dall’altra parte del tavolo vi erano persone competenti e preparate, che mi spiegarono bene cosa faceva e come era organizzata l’azienda.
Al termine del colloquio ci dissero che gli idonei sarebbero stati ricontattati successivamente, per iniziare una seconda fase di selezione. Dopo circa una settimana venni richiamata: ero tra i candidati selezionati, ed avrei dovuto sostenere un ulteriore colloquio conoscitivo. Anche questo secondo incontrò andò bene: ora potevo accedere alla formazione sul campo, consistente in alcune giornate di training assieme ai controllori in servizio operativo, abbinate ad un percorso di formazione teorica.
Lavorando accanto ai verificatori-formatori (che poi sono diventati i miei attuali colleghi) mi convincevo ogni giorno di più che stavo facendo la scelta giusta. Affiancavo persone serie e motivate, che mi supportavano in tutte le situazioni lavorative: il confronto con loro e l’osservazione diretta delle dinamiche del trasporto pubblico mi stimolava e mi rassicurava. Nel contempo, seguivo un percorso di formazione teorica, imparando tutto quello che c’è da sapere sul ruolo del controllore, sulla bigliettazione, sulle normative da seguire e su ogni aspetto tecnico del mio lavoro. Questa è una parte fondamentale, perché alla base del mio lavoro vi è il rapporto che si instaura con gli utenti, che devono poter fare affidamento sulle informazioni che diamo loro.
Dopo queste uscite sul campo e la formazione teorica sostenni il test finale (che emozione quel giorno!). Andò tutto bene, per fortuna, ed ottenni così l’idoneità a svolgere il compito di “Addetto al controllo dei titoli di viaggio”.
A quel punto mi proposero un contratto di lavoro: trovammo subito l’accordo, iniziai il mio nuovo impiego ed oggi – quasi cinque anni dopo – sono ancora qua. Il mio percorso lavorativo ha avuto una crescita costante, grazie al supporto ed all’affiancamento continui che ci garantisce Holacheck. Perché la priorità della mia azienda è garantire un elevato livello qualitativo del personale, fornendo un’accurata formazione iniziale, affiancamento e supporto costanti, organizzando corsi di aggiornamento. Insomma, ci sentiamo parte di una squadra che ha un compito importante, e tutti gli strumenti per portarlo avanti nel migliore dei modi.