Verificatori 2.0: addio carta e penna

Ci avete fatto caso? Su autobus e treni è sempre più difficile vedere qualcuno che legge un libro o il giornale: chi non guarda fuori dal finestrino, in genere, sta parlando al telefono oppure ha la testa abbassata e lo sguardo immerso in uno schermo digitale. Manda messaggi, guarda video, consulta la posta, scambia fotografie in tempo reale con amici lontani (o magari soltanto seduti due posti più indietro). Siamo tutti connessi, dicono gli esperti, dalla comunicazione su carta siamo passati a quella su bit. Beh, è proprio vero: anche il trasporto pubblico oggi è connesso. E noi controllori siamo diventati dei verificatori 2.0.

Gli autobus ed i treni dialogano a distanza con le centrali operative, vengono tracciati dai sistemi Gps, i loro percorsi e gli orari di passaggio si vedono in tempo reale grazie alle app e a software sempre più efficienti. E noi verificatori, allora? Giriamo ancora con il blocchetto delle multe e la penna? Certo che no, anche noi siamo connessi e digitalizzati. Restare al passo con i tempi ed utilizzare le nuove tecnologie è fondamentale, per lavorare meglio e garantire efficacia e tracciabilità al nostro operato.

La mia azienda lo ha capito bene e si è adeguata già da tempo: informatizzare l’attività di verifica ha consentito di velocizzare i controlli, innovare le procedure, rendere più efficiente tutta la macchina operativa. Noi lavoriamo meglio, ma anche l’utente ne trae vantaggio. Perché essere multati può capitare a chiunque, ma almeno – grazie alla tecnologia – si perde meno tempo e si ha la garanzia che tutta la procedura viene tracciata, evitando disguidi o sorprese spiacevoli. Con il tablet che abbiamo in dotazione, infatti, bastano pochi secondi per inserire la sanzione nel sistema informatico centralizzato e poi, grazie all’apposita stampante portatile, viene emessa in tempo reale. L’utente può subito controllare che tutti i dati siano riportati correttamente, così l’azienda di trasporto non avrà bisogno di inviare notifiche a suo carico, né l’utente dovrà produrre scartoffie, reclami, eccetera. Non c’è nemmeno più bisogno di andare in Posta a pagare la multa, magari aspettando ore prima che l’impiegato allo sportello chiami il nostro numero. Adesso si può pagare direttamente al verificatore, prima ancora di terminare la corsa e anche se non si hanno contanti, grazie al terminale portatile che fa parte della nostra dotazione tecnologica.

Pagando subito, anche con bancomat e carta di credito,  si evita di pagare di più, dal momento che dopo cinque giorni l’importo cresce (e cinque giorni passano in fretta…). Tablet, stampante e terminale pos rappresentano soluzioni di alta qualità, che migliorano la nostra efficienza operativa ed hanno avuto un notevole impatto positivo sull’attività di verifica.

Addio carta e penna, quindi, oggi possiamo definirci a pieno titolo verificatori 2.0.

Formazione Hola Check

La nostra formazione

Per fare il controllore non è sufficiente conoscere le regole del trasporto pubblico: la cosa più importante è sapersi relazionare con le persone. E’ inutile negarlo: quando invitiamo gli utenti a mostrarci il biglietto o l’abbonamento stiamo chiedendo a persone che non conosciamo e che non ci hanno mai visto prima di dimostrare davanti a tutti la propria onestà. In pratica siamo degli sconosciuti obbligati ad intrometterci negli affari degli altri. Una piccola ‘invasione di campo’ che può indurre qualcuno a reagire in maniera poco simpatica, magari perché quel giorno ha già i suoi problemi a cui pensare.

Una volta una signora piuttosto anziana mi ha risposto: “Ma come si permette? Guardi che io il biglietto l’ho sempre pagato, sa? Pago anche le tasse, e persino il canone Rai, si figuri…”. Insomma, anche se l’utente è in regola, da una situazione che nel 99% dei casi è piuttosto semplice da gestire possono nascere malintesi, piccoli equivoci, irritazioni. La soluzione vincente per gestire al meglio una situazione intricata è essere preparati: grazie a un’accurata attività di formazione e preparazione, siamo in condizioni di approcciare efficacemente le situazioni spiacevoli. Tutti noi controllori, infatti, siamo tenuti a seguire corsi sulle tecniche di comunicazione – verbale e non verbale – prima di iniziare a lavorare su bus e treni. La nostra formazione non si limita al momento dell’assunzione, ma continua ad intervalli regolari durante tutto il periodo lavorativo.

Ho imparato, ad esempio, che il primo messaggio positivo viene dal mio aspetto: un abbigliamento sobrio e ordinato, i capelli in ordine (senza acconciature o colorazioni da rockstar…), il tesserino di riconoscimento ben in vista trasmettono subito un senso di professionalità e di rispetto delle regole. E poi c’è l’approccio verbale: bisogna sempre dare del ‘lei’ agli utenti, anche se sono più giovani di noi: è un modo semplice ed efficace per dimostrare rispetto, quindi per essere rispettati. Il tono della voce non deve mai alterarsi, nemmeno quando ti trovi di fronte ad un utente palesemente non in regola che cerca con mille scuse di farla franca. Per me vale sempre quel vecchio adagio: “La calma è la virtù dei forti”. Se sai di essere nel giusto non c’è bisogno di agitarsi. Se resti sereno trasmetti serenità al tuo interlocutore, se ti agiti e sbraiti è più facile che la situazione ti sfugga di mano. L’esperienza, ovviamente, ci insegna ogni giorno piccoli ‘trucchi del mestiere’ che aiutano ad affrontare meglio le situazioni che viviamo. Prima di diventare esperti, siamo costantemente preparati ed aggiornati. Una formazione approfondita, continua ed efficace, insomma, ci mette nelle condizioni di prevenire e gestire le situazioni più critiche e potenzialmente pericolose. Il sorriso e la cortesia fanno tutto il resto.

Un mestiere semplice

Mi chiamo Vera, ho passato da poco i trent’anni e da quasi cinque faccio il controllore sugli autobus. Ufficialmente si dovrebbe dire verificatore, ma mi sembra troppo formale. A volte lavoro anche sui treni, quelli locali, perché la mia azienda presso la quale sono impiegata non gestisce i controlli sulle linee nazionali. Il mio è un lavoro semplice: salgo sul bus o sul treno, chiedo il biglietto o l’abbonamento ai passeggeri a bordo e verifico che sia tutto a posto, ringrazio, saluto e scendo alla prima fermata utile. Questo è quanto accade nel 90% dei casi, o comunque nella maggioranza dei controlli che effettuiamo (non lavoro mai da sola, il nostro è un lavoro di squadra). Tutto abbastanza semplice, appunto, direi quasi naturale. Perché è semplice e naturale un principio conosciuto, si pensa, da tutti: per usare un servizio, lo si deve pagare. É così per tutto, in primis per l’uso dei mezzi pubblici. Vuoi prendere l’autobus? É giusto pagare il biglietto. Come al cinema, come allo stadio, come per qualunque altra prestazione.

Capita spesso, purtroppo, che quel principio non venga messo in pratica. Me ne accorgo quando alla mia domanda “Biglietto, per cortesia?”, vedo occhi sgranati ed espressioni che si rabbuiano. Comincia, poi, una girandola di scuse improbabili, sempre più difficili da sostenere. “Non sapevo che si dovesse timbrare il biglietto, per questo lo tenevo nel portafoglio”; “Sono salito alla fermata precedente, non ho fatto in tempo a fare il biglietto”; “Il mio abbonamento è scaduto, ma credevo di poter viaggiare lo stesso fino alla fine del mese: non è così?” Se la giornata è particolarmente storta arrivano anche risposte arroganti, maleducate e fuori luogo, tipo: “Questo autobus/treno fa schifo: non vorrai mica che paghi anche la corsa?”; “E perché non multate mai tutti quelli che viaggiano sempre a sbafo?”. Per fortuna l’incontro con persone e risposte simili avviene solo, diciamo, in un 10% dei casi che corrispondono ai giorni in cui il mio lavoro diventa molto meno semplice. Difendere il proprio lavoro e la propria posizione diventa, a volte, molto duro.

Quando ciò accade, chiedo alla persona che ho davanti di farsi una semplice domanda: chi è responsabile se l’autobus o il treno sono sporchi? Quale colpa abbiamo noi controllori se non si trova posto a sedere? Capisco le situazioni difficili in cui possono inciampare, giorno dopo giorno, i pendolari che viaggiano sui trasporti locali ma è giusto che si ragioni, in primis, sulle giuste responsabilità. Il controllore, così come lo sono io, è spesso impiegato in una società diversa da quella che organizza il trasporto e, per questo motivo, non può rispondere di determinate condizioni o disservizi. Lamentarsi di situazioni insostenibili è un diritto sacrosanto e la forza della protesta va indirizzata verso i giusti responsabili. Avete mai pensato che i controllori stessi potrebbero essere d’accordo con voi in molte situazioni? Infondo, anche noi siamo dei gran pendolari.

Organizzare il trasporto pubblico non è un gioco da ragazzi e: gli orari ed i percorsi delle linee, lo stato dei mezzi, il costo dei biglietti o degli abbonamenti sono decisi da società che fanno dell’ascolto del viaggiatore il punto da cui partire per migliorarsi. Ai controllori compete far rispettare quella regola semplice ed universalmente conosciuta: vuoi prendere l’autobus? Cortesemente paga quanto dovuto perché dal regolare acquisto del tuo biglietto dipende molto: in primis l’efficienza della linea sulla quale viaggi. Ricordati sempre che, nel caso venissi multato da me o dai miei colleghi, potrai fare ricorso perché è un tuo diritto. Esiste una procedura chiara e personale addetto a gestirla.

Tutto qui. Tutto molto semplice. Come salire su un autobus e godersi il viaggio di ogni mattina.